Mentre sono in coda allo sportello dell’ufficio postale in attesa che l’impiegato mi risolva un problema con la carta di credito, ecco che mi ritrovo a porre attenzione al mio modo di stare in piedi.
Come al solito la mia gamba destra è contratta, spostata leggermente in avanti rispetto alla sinistra, il ginocchio è piegato, l’anca è abbassata rispetto alla sinistra che, invece, risulta in avanti. È una posizione abituale per me, quello che invece è nuovo è il fatto che collego la posizione ad uno stato d’animo che riconosco, a cui non so dare un nome, ma che è certamente legato a qualcosa che c’entra con la vergogna [NdR Il rapporto tra stati d’animo e organizzazioni motorie è un argomento che non verrà approfondito in questo articolo: forse, sarà uno dei prossimi argomenti di riflessione…].
Percepisco il mio corpo come un insieme di tessuti molli e di umori: la parte morbida e liquida del mio essere che si trova sotto l’involucro della pelle. Il pensiero che mi attraversa, assolutamente nuovo per me, è che io sono tutto questo, porto con me tutto questo sempre, in ogni momento e in ogni luogo. E poi continuo a pensare che, come me, tutte le altre persone portano questo con sé, sempre, in ogni momento e in ogni luogo. Mi guardo intorno, guardo le persone che fanno la fila agli altri sportelli, le guardo come non le ho mai guardate e vedo sotto la pelle tutto il loro patrimonio di parti molli, di liquidi e di umori del corpo che si muovono e che disegnano le mappe dei diversi stati d’animo. Ogni persona con il suo bagaglio di atteggiamenti, di schemi attraverso cui guarda e si relaziona con il mondo esterno.
Questa consapevolezza è per me nuova. Ho provato una sorta di compassione per me stessa e per gli altri; nessuno di noi può fare a meno di essere quello che è.
Per me si è trattato di un aumento di consapevolezza che il Metodo Feldenkrais mi ha permesso di raggiungere. Un’acquisizione che è passata attraverso il mio corpo per estendersi anche alla realtà esterna.
Ha acquisito un altro significato anche il motto skin-tissue-bones coniato da Ruty Bar per introdurre il lavoro di Integrazione Funzionale [NdR: Al momento della stesura di questo articolo frequentavo il primo anno del Training per diventare insegnante del Metodo]. Questa indicazione è riferita alle modalità del tocco: le mani sentono prima la pelle, poi i tessuti sottostanti e infine le ossa. La differenza del Metodo Feldenkrais con tutti gli altri ‘modi’ o ‘tecniche’ di movimento (e infatti, il Metodo non è né l’uno né l’altro) è che la conoscenza teorica è un tutt’uno con l’esperienza su di sé: la differenza che fa la differenza!
Io so che nel corpo, sotto la pelle, ci sono muscoli, tendini, acqua, sangue, linfa, nervi e che poi ci sono le ossa, ma per me il corpo, fino a questo momento, nella mia rappresentazione mentale, era solo l’involucro esterno… Adesso la mia immagine del corpo si è approfondita, ha guadagnato spessore in coerenza con la maggiore conoscenza/consapevolezza di me stessa e degli altri.
E il percorso di scoperta e conoscenza continuerà nel tempo, praticando… Ciò mi entusiasma non poco! (Filomena Cancellaro)
